Bullismo a scuola, un fenomeno diffuso e spesso sottovalutato

di Giorgio Durante

Torniamo sull’argomento del bullismo alla luce anche di quanto è andato in onda su Italia 1, ma soprattutto di quanto accaduto in una scuola di Rende. Alcune riflessioni sono d’obbligo volendo anche tenere un atteggiamento equidistante ed il più possibile obiettivo, di per se i fenomeni giovanili non sono di agevole comprensione, ed il bullismo è uno di questi. Mondo complesso e variegato che qualche volta vede protagonisti inconsapevoli, loro i giovani, ma che gli adulti hanno il dovere prevenire e spiegare. Che il giovane che frequenta la scuola rendese abbia subito delle vessazioni pare accertato, anche dal punto di vista sanitario, che lo stesso abbia dovuto subire in classe e poi fuori dalla classe anche altre forme di violenza è un altro dato che diamo per acquisito. Ci dispiace e non poco invece per chi, pur ascoltando alcune evidenti  pubblicazioni sui social, e avendo anche ricevuto alert ufficiali, persevera con il dire che la vicenda è inesistente e che i fatti non sono mai accaduti. Cosa accade agli educatori? Non sono forse coloro che dovrebbero dare l’esempio? Gli interessi personali prevalgono sugli interessi collettivi e sociali?  Legittimo porsi questi ed altri interrogativi, come pure lascia interdetti l’affermazione che i fatti più eclatanti di violenza, si sono svolti fuori dal contesto fisico della scuola, come se fuori dal contesto scolastico ci sia una legittimazione a far tutto. Il fallimento della missione di chi ha per professione il dovere di formare i cittadini di domani, sta proprio in questi fuorvianti atteggiamenti  negazionisti. Si fosse verificata  in qualunque altro contesto geografico o di location il senso non può cambiare, la certificazione del fallimento della missione  educativa è lì. La scuola, la famiglia è stata incapace ad intuire i segnali di comportamenti deviati o ancora cosa più grave li ha sottovalutati o addirittura colpevolmente coperti.  Certo i ritmi della vita moderna lasciano poco spazio alle relazioni interpersonali anche all’interno dei contesti familiari, spesso si delega ad altri il proprio ruolo genitoriale, altri che invece sono presi da mille altre impegni, progetti, gite, carriera, dimensionamenti, incarichi, poco spazio insomma per la funzione educativa. la giornata degli adolescenti trascorre tra scuola, attività collaterali, ma soprattutto tanta solitudine, tanta Tv e tantissimo smartphone, ormai oltre 7/8 ore al giorno si trascorrono con il telefonino in mano, strumento innovativo e straordinario ma che per i giovani diventa un importante interlocutore e riempitivo. Certo è che le cose che colpiscono di più non  sono i buoni esempi ma sopratutto i cattivi esempi, brani musicali imbottiti di parolacce, e di incitamento all’uso di alcool e droghe, filmati violenti e realtà virtuali, come sempre gli adulti queste cose le scoprono dopo, spesso quando è troppo tardi, e sono portati a giustificare i comportamenti negativi dei propri figli per giustificare se stessi, le loro distrazioni, le loro assenze. Occorre ricondurre ad ogni ruolo le responsabilità che quel ruolo comporta, e se qualcosa di anormale accade occorre che tutti insieme ci si faccia carico delle responsabilità che ad ognuno, per la propria parte competono.