Gian Ettore Gassani, “C’eravamo tanto aRmati”
Sarà presentata sabato 13 gennaio, alle ore 11.30, nei saloni della libreria Ubik di Cosenza la terza opera dell’avvocato Gian Ettore Gassani, “C’eravamo tanto aRmati”.
Insieme al presidente nazionale dell’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani saranno presenti: il caporedattore della testata giornalistica Tgr di RAITRE Calabria, Luca Ponzi; l’avvocato Margherita Corriere, presidente della Sezione Distrettuale di Catanzaro dell’AMI; il giornalista Valerio Caparelli, esperto di politiche sociali.
“Chi non è avvocato non può capire nemmeno lontanamente cosa si provi nel vincere una causa in cui si è investito tutto. È quell’attimo che si chiama felicità – dichiara in una nota lo scrittore Gassani -. Ci sono casi giudiziari che segnano, che ti cambiano, che non ti fanno dormire la notte, nei quali ti sei ficcato fino al collo e che diventano un tormento”.
“C’eravamo tanto aRmati” (edito da Imprimatur) è una raccolta di storie di vita vissuta con protagoniste delle famiglie comuni. Storie di amori violenti, di figli manipolati attraverso battaglie legali, di genitorialità omosessuale, di disabilità dimenticata e di sottrazione di minori, dove la legge non aiuta chi avrebbe bisogno di conforto e sostegno. Ma tra le pagine scritte da Gassani ci sono anche storie di riscatto, che insegnano a non lasciarsi travolgere da un destino avverso. E non solo.
Vengono trattati temi scottanti come la dolce morte: in un dialogo accorato con l’autore, Mina Welby, ad esempio, ricorda la storia del marito, e la sua lotta estrema per i diritti dei più fragili. Infine, si parla anche dell’uso delle biotecnologie in casi estremi, come il decesso di uno dei due coniugi.
Il tutto, con un linguaggio scevro da inutili tecnicismi e accessibile a tutti. Perché i racconti inclusi in questo libro hanno lo scopo di formare le coscienze su temi di scottante attualità.
“La violenza ha molte facce – esclama l’avvocato matrimonialista Gassani –, si nasconde dietro una madre che mette i suoi figli contro un padre, dietro un padre che non paga gli alimenti, dietro un sistema che non tutela chi denuncia gli abusi, dietro chi sa ma non vuol parlare. La violenza ha molte facce: si nasconde dietro una madre che mette i suoi figli contro un padre, dietro un padre che non paga gli alimenti, dietro un sistema che non tutela chi denuncia gli abusi, dietro chi sa ma non vuol parlare”.
Una disamina di quelle storie nelle quali armarsi ha preso il posto di amarsi, storie scritte da un punto d’osservazione privilegiato, se di privilegio si può parlare, che è quello dell’avvocato matrimonialista, un “ammortizzatore, un anello di gomma che deve evitare e ricomporre attriti e scontri, provando a rimorchiare navi sull’orlo di irrimediabili naufragi verso acque più tranquille”, come scrive Maurizio De Giovanni nella prefazione al libro.
Perché non è vero che la casa è sempre il rifugio più sicuro. L’orco può nascondersi ovunque: e quando è tra le pareti domestiche il conflitto spesso si trasforma in dramma. Genitori contro figli, figli contro genitori, mariti contro mogli e viceversa.
La violenza ha molte facce e non ha età, non ha sesso, collocazione geografica né sociale, può esplodere dappertutto. È un fenomeno maledettamente trasversale che spesso coinvolge i più insospettabili.
Nel libro sono narrate, in linguaggio romanzato, le storie di vita vissuta di persone comuni: dagli amori violenti ai figli negati, dalla disabilità dimenticata alla genitorialità omosessuale, dalla sottrazione di minori alle donne-Medea.
Un libro che difende i diritti a tutto campo, compresi quella della scuola, luogo deputato alla crescita culturale e morale dei ragazzi, che spesso viene delegittimato da genitori-bulli che si scagliano contro i professori per un brutto voto o un rimprovero.
Dai racconti emerge come, spesso, il vero nemico si nasconda nell’oblio, nel silenzio, nel non voler vedere: “perché molti diritti – scrive Alvaro Moretti nella postfazione al libro – sono già tutelati. I protocolli esistono. Però, non si rispettano”.
È la violenza subdola, quella di un sistema che aggiunge altra violenza a quella che già c’è: la più complicata da accettare e che, dunque, spesso si subisce. È quella delle cause rinviate, di tribunali che spesso non funzionano, di sentenze copia-incolla, di avvocati impreparati o che delegittimano il ruolo del giudice e giudici che non studiano a dovere le carte, di bambini chiusi in case famiglia per troppo tempo.
E poi c’è la violenza delle leggi mancate o non applicate: verso le donne vittime di stalking, i minori abbandonati o abusati, i malati, le persone con disabilità, i padri separati ridotti in povertà e le mogli che denunciano senza essere protette.
La violenza delle negligenze e delle omissioni, dei ritardi e della malafede, dei pregiudizi e del non voler vedere perché “tanto nulla cambia”.
Ognuno può fare il suo, ciascuno è chiamato a fare il proprio dovere.
Il peggior nemico è non voler vedere e delegare ad altri ciò che andrebbe fatto.
“Abbiamo costretto per decenni tanta gente a procreare all’estero, a morire all’estero, a divorziare all’estero, ad amare e divorziare una persona dello stesso sesso all’estero – scrive ancora Gassani –. Non abbiamo ancora capito che i diritti fondamentali della persona non solo sono inviolabili, ma sono invincibili”.