Il Primo Maggio, per molte donne in Italia rappresenta un promemoria delle disuguaglianze persistenti.
di Rossana Battaglia
Il Primo Maggio dovrebbe essere una giornata di celebrazione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici ma per molte donne in Italia rappresenta un promemoria delle disuguaglianze persistenti.
Sebbene ci siano segnali di progresso, come l’aumento dell’occupazione femminile tra le over 50, è evidente che la strada verso la parità di genere è ancora lunga.
Secondo le stime, al ritmo attuale, la piena parità di genere nel lavoro potrebbe essere raggiunta solo nel 2158. (ANSA-Forbes Italia)
Nonostante alcuni segnali positivi, la situazione del lavoro femminile in Italia rimane critica.
Nel 2024, il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 52,5%, ma persiste un divario di 17,9 punti percentuali rispetto agli uomini.
Le donne continuano a essere sovra rappresentate nei contratti precari: solo il 13,5% delle assunzioni femminili è a tempo indeterminato, mentre il 64,4% lavora part-time, spesso in modo involontario.
Le disuguaglianze salariali sono altrettanto evidenti: le donne guadagnano in media il 20% in meno rispetto agli uomini, con differenze ancora più marcate nei settori come commercio, attività finanziarie e servizi alle imprese.
Inoltre, le donne sono sottorappresentate nelle posizioni dirigenziali, con solo il 21,1% di dirigenti donne e il 32,4% di quadri.(Dati INPS)
Le cause di queste disuguaglianze sono molteplici.
Le donne continuano a farsi carico della maggior parte del lavoro di cura non retribuito, con il 34% delle donne inattive tra i 15 e i 64 anni che non lavora per motivi familiari, percentuale che sale al 43,7% tra le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
La maternità ha un impatto significativo sulla carriera delle donne: il 16% lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio, contro solo il 2,8% degli uomini. (Federterziario)
Inoltre, le donne affrontano una segregazione orizzontale e verticale nel mercato del lavoro. Circa la metà dell’occupazione femminile è concentrata in sole 21 professioni, mentre per gli uomini questo valore raggiunge 53. Anche la segregazione verticale persiste: solo il 33,6% delle parlamentari è donna, e la quota di donne elette nei consigli regionali si ferma al 24,5%.
La Vignetta presa dal web Fiom-Cgil nazionale