Unione e fusione di comuni: quale prospettiva per le autonomie locali?

di Greta Massa Gallerano
Docente a contratto di “Diritto regionale e degli enti locali”
Università della Calabria
La possibilità per i comuni italiani di unirsi o fondersi è oggi al centro di un ampio dibattito. Le motivazioni sono da ricercasi principalmente nella recente normativa di aggiornamento della materia che, negli anni più acuti della crisi economica e finanziaria, ha previsto diversi incentivi (economici e non) al fine di favorire in special modo le fusioni tra comuni. Tale normativa della crisi, come è noto, ha interessato pesantemente l’organizzazione territoriale del Paese intervenendo, soprattutto, sul fronte economico tramite la drastica riduzione delle risorse da destinarsi alle entità territoriali. Riduzione che ha reso sempre più difficile la gestione delle funzioni (e dei servizi) ormai da tempo trasferiti alle entità locali. Tuttavia, la questione concernente la possibilità per i comuni di unirsi o fondersi ha radici ben più profonde e, storicamente, può essere ricollegata alla presenza nel territorio italiano di un elevato numero di comuni molto piccoli. Il bisogno di gestire in maniera congiunta determinati servizi, infatti, è strettamente collegata alla presenza in Italia di molti comuni di piccole dimensioni adiacenti tra loro e con popolazione ridotta, nonché alla necessità di ridurre i costi per la gestione di tali servizi. Detto in altri termini: l’idea delle unioni e delle fusioni nasce dalla necessità di razionalizzare le amministrazioni locali e produrre maggiore efficienza nella offerta e nella produzione dei servizi. In termini statistici, la diffusione di questi strumenti atti a produrre una maggiore efficienza ed efficacia nello svolgimento dei compiti attribuiti alle autonomie locali, è maggiore nelle regioni del Nord Italia mentre registra ancora forti ritardi nelle regioni del Sud. In Calabria, per esempio, si contano solo 10 unioni di comuni per un totale di 51 comuni aderenti (Comuniverso 2014). Tuttavia, premesso che tra unione e fusione esistono delle differenze fondamentali nel primo caso parliamo di gestione congiunta di alcuni servizi fondamentali come la viabilità ed il trasporto mentre nel secondo di accorpamento di più enti in un unico ente (art. 133 Cost.)  oggi l’opzione per la fusione sembra essere quella maggiormente perseguita. Le motivazioni risiedono, come anticipato, nel sistema delle premialità/vantaggi previste per gli enti territoriali che optano per la fusione. Solo per citarne alcuni: l’esenzione per 5 anni dal “Patto di stabilità” o i contributi regionali e statali in favore di tali territori. Allo stesso tempo esistono alcune problematicità come quelle relative alla perplessità dei soggetti coinvolti, connesse principalmente al fattore politico ed identitario. Problematicità che potrebbero essere superate tramite l’utilizzo di alcuni strumenti di coinvolgimento del personale dei comuni interessai nonché di partecipazione democratica delle comunità locali.
Di tutte queste cose si proverà a discutere mercoledì 11 aprile, alle ore 20.00, presso l’Hotel Italiana nel corso di un incontro su “Unione e fusione di Comuni”, organizzato dai Rotaract di Cosenza e Rende.