Ambiente e territorio, Bisignano, il Mucone è solo l’ultimo scandalo.
di Francesca Librandi
Che a Bisignano da tempo vi era una situazione ambientale compromessa era evidente. Scaricare tutte le colpe sull’amministrazione comunale, e sulle forze dell’ordine locali non è del tutto corretto. Forse serve per lavarsi la coscienza, ma tutto quello che accadeva non poteva non essere conosciuto e forse per certi aspetti condiviso da centinaia e forse migliaia di cittadini Bisignanesi.
Chiunque fosse passato dal ponte che dalle petrine di Luzzi porta all’area industriale di Bisignano avrebbe potuto vedere il grosso tubo che giorno e notte scaricava acqua torbida nel corso del Mucone, chiunque poteva vedere escavatori all’opera per spostare il corso del fiume, chiunque poteva vedere di giorno e di notte il via vai di camion e tir con la tabella sul posteriore rifiuti speciali o pericolosi, flusso che si accentuava il fine settimana e nelle ore serali. Chiunque capisce che molte operazioni come l’eventuale sotterramento di materiali inquinanti non poteva non avvenire senza che gli abitanti della zona non sapessero o vedessero. Gli operatori stessi, dipendenti della società che gestiva l’impianto, molti della stessa Bisignano, sapevano con che cosa alimentavano un infernale impianto di triturazione che trasformava qualunque tipo di rifiuto, compresi quelli ospedalieri, in fini particelle non identificabili se non con analisi biochimiche. Certo se si frulla tutto e si miscela con acqua che è presente in abbondanza, creo le condizioni per far defluire il cocktail velenoso nel corso del fiume Mucone, e poi subito dopo nel Crati, attraverso condotte che bypassando gli impianti di depurazione sono fuori da ogni controllo. Chi sapeva, chi vedeva, chi si alimenta degli ortaggi dei luoghi, chi respira quell’aria aveva ed ha il dovere di presentare esposti e denunce continue all’autorità, doveva coinvolgere l’ASL, la forestale, le associazioni ambientaliste, le forze dell’ordine e la magistratura in un attività di verifica e controllo. Un attività del genere avrebbe avuto dei destinatari perfettamente identificati, e l’eventuale inattività connivente o negligente poteva essere sanzionata penalmente per reati che vanno dall’omissione di atti d’ufficio, al disastro ambientale, all’associazione a delinquere. Troppo spesso i cittadini mormorano dal barbiere o al bar, tra un commento alla partita di calcio, argomento principe, e la politica, di cose strane che succedono sul proprio territorio, epperò su alcuni argomenti di legalità, salute e sicurezza , è necessario alzare i toni, gridare, denunciare. Ci vuole uno sforzo perché siano create delle nuove sensibilità civiche, soprattutto pensando alle nuove generazioni. A Bisignano quante volte gli stessi residenti abbandonavano lì rifiuti anche di grandi dimensioni? I luoghi erano e sono un vero e proprio ricettacolo di rifiuti di ogni genere e non tutto veniva da fuori regione trasportato con i Tir. Certo la responsabilità più grande è di chi doveva sorvegliare e non l’ha fatto, di chi percepiva il brusio della gente e ha fatto orecchio da mercante, dell’amministrazione comunale e dell’Asp, delle forze dell’ordine, e che dire delle associazioni ambientaliste in Calabria completante distratte da altri interessi! I gravi fatti avvenuti lungo le sponde del Mucone e del Crati devono indurre ad una riflessione, devono investire il cittadino di un ruolo che dovrebbe avere naturalmente, e nel proprio interesse di sorvegliante dell’ambiente e del territorio. La Calabria che è sicuramente, in alcune zone fortemente antropizzato, deve trovare negli stessi suoi abitanti la forza di invertire una rotta, una rotta che altrimenti porta alla distruzione dell’ambiente e dell’ecosistema naturale, solo l’acquisizione di una consapevolezza civica di essere parte attiva nella tutela della propria salute e nella sorveglianza dell’ambiente potrebbe salvare se stesso e una regione che annovera una infinità di bellezze naturali ed eccellenze enogastronomiche che tutto il mondo invidia.