ANCHE L’INFORMATICA HA UN CUORE. GLOBAL? NO, G-LOCAL!

di Adele Filice

Con questo che potrebbe diventare un vero e proprio claim, è da qualche giorno in rete negozioadomicilio.it una speciale piattaforma di e-commerce realizzata da un gruppo di professionisti italiani che – nel particolare momento che stiamo vivendo per gli effetti pandemici del coronavirus – si sono chiesti come rendersi utili.

Del gruppo di lavoro fanno parte ingegneri gestionali, civili, informatici, esperti di economia del turismo; persone abituate a lavorare e ragionare con i numeri ma che, in questo speciale frangente, hanno messo in moto i sentimenti prima dell’intelletto con la semplice domanda: cosa posso fare per dare una mano? “È stata questa la prima domanda che mi sono fatto – spiega al telefono Domenico Corchiola, ingegnere, una delle anime del progetto, che a proposito degli altri colleghi preferisce non fare nomi – “non perché gli altri non vogliano metterci la faccia, ma perché nessuno di noi cerca notorietà, gloria o allori. Il mio nome, contatti, curriculum sono facilmente reperibili on line e chiunque abbia il minimo dubbio sull’operazione, può verificare in qualunque modo e momento che non stiamo vendendo fumo a nessuno”. L’affermazione potrebbe sembrare strana, a primo acchito, ma risulta più chiara nel prosieguo della chiacchierata. “Da diverso tempo sto sottoponendo questo progetto, ad oggi unico in Italia, ad enti e istituzioni, per un sostegno non economico quanto promozionale e la risposta è picche; gli interlocutori che potrebbero beneficiare dell’idea, dal canto loro, chiedono dove sia il nostro (quello del gruppo di lavoro) guadagno e il loro e, quando rispondo che noi non ci guadagniamo nulla, mi rispondono che non è possibile”. Domenico parla con passione ed entusiasmo di un lungo periodo di tempo sottratto alla sua professione, alla famiglia, agli affetti e non si può non credere al profondo e autentico desiderio, suo e dei suoi colleghi, di sentirsi utili e uniti nella grande ondata di solidarietà che ha investito il nostro Paese nel tempo del Covid 19.

Ma cosa è esattamente negozioadomicilio? “In sintesi e semplicità – continua Domenico – un grande centro commerciale virtuale, dove il piccolo negoziante della città o del paesino, ed è questa la caratteristica, ha la sua vetrina per esporre i propri prodotti, venderli e consegnarli a casa, senza nessun costo di iscrizione né spese di commissione sulle vendite. Non abbiamo messo vincoli o limitazioni, per esempio, alle categorie merceologiche; possono essere presenti anche produttori o venditori di servizi; esigiamo solo correttezza e trasparenza e garantiamo la cura dei dati sensibili secondo le nuove disposizioni della legge sulla privacy. In questo momento, è necessaria l’azione a distanza per i motivi di sicurezza che sappiamo, ma il nostro progetto può avere interessanti sviluppi anche nel futuro, come nuova modalità per effettuare gli acquisti e sostenere la piccola economia, soprattutto delle periferie”.

La mentalità collettiva, specie ai nostri giorni, fa fatica ad immaginare l’azione di una persona o di gruppo che non preveda un tornaconto per chi la compie, ma la spiegazione di Domenico è pronta, chiara e sincera: “La prima domanda, certo, è stata come posso rendermi utile, visto che nessuno di noi del gruppo produce guanti o mascherine; ma accanto a questa considerazione, scaturita dal cuore, è seguita una riflessione più logica e, in un certo senso “interessata”, anche questa molto semplice. Se in questo momento, non prendiamo a cuore le sorti delle piccole imprese, delle microeconomie di prossimità, del negozietto della zia Peppina che non può reggere il confronto con la grande catena di supermercati sorretta dalla grande distribuzione, in poco tempo assisteremo alla scomparsa di quel tessuto economico che è stato l’anima della ripresa del Paese dal dopoguerra in poi. E anche noi, professionisti nei servizi, abbiamo bisogno della presenza delle piccole imprese per svolgere la nostra professione. Non possiamo sempre e solo contare sui “grandi”. E in ultimo, ma non per ultimo, è da considerare qualche risvolto occupazionale futuro, quale potrebbe essere, ad esempio, una rete di operatori che si occupi della spedizione e del trasporto.

Il futuro è un’ipotesi, verrebbe da dire con Enrico Ruggeri; nessuno di noi sa cosa accadrà. Certo sarà interessante seguire gli sviluppi e le implicazioni economiche, sociali e sociologiche, e anche antropologiche di questo progetto. Troppo presto per fare proiezioni adesso. Ma, almeno a chi scrive, basta sapere che il grande cuore italiano, in particolare quello della Calabria, ancora una volta non è restato insensibile al bisogno e ha accelerato i suoi battiti, con gioia, al pensiero della solidarietà,  parola che sembrava essere diventata sempre più rara prima che un esserino microscopico e terribile ci sconvolgesse la vita e ce ne facesse riscoprire il senso più profondo e i risvolti più insoliti.