Ci lascia Amedeo Ricucci, simbolo del reporter di guerra

Amedeo Ricucci, volto noto del giornalismo televisivo, dopo una breve malattia si è spento nella sua Cetraro. Reporter di guerra, una vita spesa nella Rai e per i telespettatori, ha più volte rischiato la vita per rispondere alla irrefrenabile esigenza di informare senza filtri e mostrare gli orrori della guerra sempre con la massima professionalità. Era stato anche rapito in Siria in quella polveriera che frequentava da anni sempre alla ricerca di capire le dinamiche di una violenza e di una guerra ai più incomprensibile per la tanta ferocia. Laureato in Relazioni internazionali, con specializzazione in cooperazione, era in Rai dal 1993 e nel corso della sua carriera è stato insignito di vari premi giornalistici a riprova della statura del rigoroso e puntuale giornalista. Nel 2019, in occasione della presentazione del suo libro Cronache dal fronte parole e immagini, (Castelvecchi, pp. 144 € 17,50) (ne abbiamo scritto su questa testata: Amedeo Ricucci racconta le “sue” guerre – CalabriaLibre) tenutasi alla Mondadori di Cosenza, Ricucci ci aveva raccontato dei tanti conflitti poco raccontati dalle cronache nazionali, di come la guerra all’Iraq sia stata la mamma di tutte le ultime guerre in Medio Oriente, della sua amicizia con Padre Dall’Oglio del quale non si hanno più notizie dal lontano 2013. Non solo Cetraro ma la Calabria intera, il giornalismo, la Rai e i tanti telespettatori, perdono una risorsa professionale di altissimo profilo. A noi mancherà il suo vocione, la sua stazza imponente, il suo rigore professionale e quell’orgoglio di appartenenza calabrese che fanno di Amedeo Ricucci un esempio del giornalismo d’inchiesta fatto con le scarpe a terra e sempre dalla parte dell’informazione.

Andrea Vulpitta