Corruzione! Uno spaccato di un italietta che ha perso il faro.

E’ una vera e propria emergenza democratica ma anche giudiziaria, non nascondiamoci dietro le solite frasi di comodo per sminuire un fenomeno che dilaga ormai a tutti i livelli. Precisiamo intanto che il fenomeno non è affatto nuovo, quello che c’è di nuovo è l’emergere alla luce del sole di fatti e vicende attraverso i nuovi media, che danno voce e luce ad indagini che un tempo andavano subito insabbiate. La preoccupazione della gente è che come al solito le speranze di una pulizia ai diversi livelli è affidata soprattutto alla buona volontà ed al coraggio di un magistrato, che oggi risponde al nome di Nicola Gratteri. Fin quando, come è accaduto nel passato, sono dei singoli ad aver trovato il bandolo della matassa, era capitato a Cordova e successivamente a de Magistris, ma anche Bruni e a qualcun altro, prima di essere trasferito, promosso o costretto alle dimissioni, c’è il rischio dell’implosione e il conseguente inabissamento. Certo i fatti più gravi sono quelli che interessano e vedono coinvolti Magistrati, gli altri soggetti, forze dell’ordine, politici e soprattutto ndranghetisti  soprattutto gli ultimi due soggetti hanno una naturale propensione alla corruttela dovendo difendere potere, patrimoni e privilegi. Lo dice chiaramente Gratteri, “non sono i migliori quelli che prendono la strada della politica” l’onesto cittadino ha altri pensieri, problematiche e paure per potersi cimentare e confrontarsi con questo mondo pieno di insidie e pericoli. I delinquenti, poi non viaggiano mai da soli, guai a pensare che le categorie citate magistratura, forze del’ordine, politici, ndranghetisti, vivano una sorta di luoghi a compartimenti stagni, sono numerose le camere di compensazione fino ad arrivare a quelle dove si incontrano gli invisibili. Guardando la piramide dall’alto abbiamo avuto esempi, a partire da alcuni chiacchierati presidenti della Repubblica, che non hanno voluto far conoscere ai cittadini il contenuto di alcune conversazioni che avvenivano tra vertici delle istituzioni, a proposito di lotta alla mafia, per arrivare al tutore delle forze dell’ordine che fa l’informatore al contrario, in forza di una mazzetta o di una fratellanza che garantisce dei privilegi e spesso la carriera. In mezzo c’è tutto un mondo, il CSM da Mancino a Palamara, la politica affarista che deve garantirsi impunità, e poi tutti i soggetti utili alla filiera del malaffare la maggior parte di questi con un unico comune denominatore, l’affiliazione, il giuramento, l’obbedienza. I tribunali, soprattutto quelli del sud brulicano di fratelli, cancellieri a iosa, amministrativi, avvocati e magistrati, pure loro. Ci si ritrova in loggia a poi nelle aule del tribunale, quale garanzia di giustizia per il comune cittadino? Questo è quello che emerge  mettendo insieme quel puzzle che alcuni magistrati cercano di completare da cinquant’anni, ma come spesso accade arriva uno e scombina il disegno, facendo pure sparire dei tasselli, dovendo sempre ripartire daccapo, in una sorta di missione impossibile. Certo è riduttivo ricondurre tutti i guasti di questa società ad un solo fattore, ma ci sono fattori che sono il collante della corruzione, e l’adesione ad associazioni più o meno segrete lo sono certamente, come lo sono pure altri fattori alcune volte connessi, il sesso, il danaro, i benefit anche in termini più umanamente comprensibili, una cassetta di pesce, una confezione di vini o anche frutta e verdura di stagione. Nel frattempo che, rispetto a questo vero e proprio terremoto, i poteri forti, che nell’immediato hanno accusato il colpo si organizzano e reagiscano come certamente avverrà, raccontiamo questo spaccato di un Italia che scivola sempre più verso l’oblio di quei concetti cardine di etica e di morale che un tempo erano il faro di una società ma soprattutto di alcune istituzioni.