Donatella Di Cesare al Premio Sila 2018: «Riace è esemplare»
Serata interessante al Palazzo Arnone di Cosenza in occasione dell’apertura del Premio Sila 2018 che ha visto protagonista Donatella di Cesare, vincitrice della sezione “Economia e Società”, conversare con Mimmo Lucano stimolata da Paride Leporace. Il Libro premiato (Stranieri residenti, Bollati Boringhieri, pp. 276 € 19,00) è un approfondimento con approccio filosofico – l’autrice è ordinario presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza di Roma dove ha insegnato prima filosofia del linguaggio e, dal 2011, filosofia teoretica – su fenomeni quali la globalizzazione e il sovranismo temi tanto delicati quanto colpevolmente lasciati ad una elaborazione superficiale e priva di qualsiasi approfondimento. La serata è iniziata con la dedica personale dell’autrice al nonno primo socialista calabrese partito da Marsiglia nell’immediato dopoguerra e arrivato a Ellis Island insieme ai tanti migranti Italiani. Numerose le considerazioni e gli approfondimenti e la testimonianza pacata, ma durissima di Lucano che ha raccontato la sua personale esperienza oltre il modello Riace. La professoressa ha sottolineato come tutto il fenomeno delle migrazioni esista da sempre e come l’Italia nonostante sia stato un paese di emigrazione non sia stato capace di governare il fenomeno cosi come non è stata capace l’Europa che, ha ricordato, ha dato i natali, prima di vedere la nascita delle moderne democrazie, al nazional socialismo e al fascismo. Passaggio cruciale quando la professoressa ha ricordato come ogni cittadino non sia proprietario del suolo che calpesta perché prima di lui lo hanno calpestato, senza diritti di proprietà, altre generazioni e altre verranno dopo di lui. Abitare un luogo è la coniugazione dell’essere e non dell’avere. Infine la chiusura di Leporace che ha chiesto ad un frastornato Lucano se dalla Calabria possa nascere un nuovo modo di convivere e affermare un primato finalmente positivo dopo tutte le negatività che la Calabria da sempre si porta dietro. Lucano ci spera sentendo come un macigno la responsabilità di un ruolo molto più grande di lui.
Andrea Vulpitta