Gli ultrà nel calcio visti dal di dentro, lontano da stereotipi, luoghi comuni e…  senza sconti.

di Andrea Vulpitta

 

Il fenomeno ultrà nel calcio italiano per come è nato, si è evoluto e trasformato e per come si presenta oggi rappresenta, rispetto agli altri approcci alle passioni sportive e anche ai fenomeni organizzati nel resto d’Europa -per rimanere nel nostro continente- un unicum, uno specchio della realtà politico-sociale di un paese spesso contraddittorio e confuso nel campo, appunto, delle manifestazioni politico sociali.

È quanto afferma nelle prime righe del suo libro Ultrà, (Newton Compton editori pp. 380 € 9,90) Tobias Jones, inglese di nascita e italiano d’adozione, che dopo la laurea in storia in Inghilterra è al suo secondo libro in Italia.

Il caso o forse la peculiarità della città di Cosenza dove il fenomeno ultrà è da sempre caratterizzato da uno spiccato spirito di solidarietà e un convinto antifascismo in un panorama – specie al Sud- dichiaratamente fascista, ha portato, come spiega l’autore, a vivere molto a contatto con gli ultrà di questa città e tanti episodi nel testo riportano a queste esperienze.

Prima di addentrarci nel libro una doverosa precisazione: l’autore, a pagina 104 nel descrivere la nascita del fenomeno nella città di Cosenza narra del primo gruppo che si riuniva dietro lo striscione Commando Ultrà Prima Linea nel lontano 1978, ebbene chi scrive, alla tenera età di quattordici anni era tra questi per cui nel narrare del libro mi si perdonerà una visione quanto meno di parte.

Tobias confeziona un libro ricchissimo di inquadrature e di spaccati di un fenomeno troppo spesso rinchiuso in asfittiche cronache di fatti violenti e che invece è probabilmente più vicino a uno spaccato culturale, sociale, politico e valoriale dell’Italia intera. L’autore spiega come sia stato spinto da affinità personali ed evidenze storiche per raccontare il mondo ultrà, consapevole di aver dovuto tralasciare gruppi, città e storie che avrebbero meritato maggiore attenzione; certo aver scelto Cosenza come punto d’osservazione privilegiato è evidente nel testo ma anche, aggiungo orgogliosamente, ampiamente spiegato per la particolarità della città.

Un lavoro complesso, ricchissimo di fatti, cronache, considerazioni che non tralasciano nulla, meticoloso, puntuale, senza sconti, un’inchiesta storico-giornalistica molto interessante.

Nel paese dei mille campanili Tobias ci racconta come una sorta di campanilismo dei nonni spinge decine di migliaia di persone in Italia a partecipare in maniera colorata e estremista al circo del calcio; un attaccamento viscerale alla propria città spesso al proprio quartiere sta alla base di un fenomeno che per comprenderlo meglio, l’autore ha deciso di vivere dal di dentro. Il libro suddiviso in tanti capitoli, non tralascia nulla, racconta delle festose e colorate partecipazioni alle partite, dei fenomeni degenerativi del mondo ultrà, i traffici, i ricatti alle società, i tanti episodi tristi legati alle tante, troppe perdite di vite umane non solo per gli scontri tra opposte tifoserie ma i tanti incidenti, stradali, ferroviari, aerei (tragedia di Superga) che sono legati al mondo del calcio. Le ingiustizie, le violenze delle forze dell’ordine, le morti strane di tanti calciatori hanno ampio spazio, come il culto dei morti e la memoria dei tanti che vengono ricordati e mai dimenticati dai fratelli ultrà. L’autore scrive che tante storie raccontate sono ai limiti della verifica di veridicità e infatti qualche errore si nota alcuni sono anche esilaranti come l’esterno sinistro (che invece era destro) di Tutino nella finale play off di serie C di Pescara, Cosenza-Siena.

C’è molta storia, emerge quasi una deformazione professionale dell’autore, ma questo è sicuramente il punto di forza del libro perché rinfresca la memoria e fa riflettere sui tanti episodi storici del nostro paese dove colpire le frange estreme delle tifoserie sembra più una missione politica: dare in pasto all’opinione pubblica la faccia cattiva dello stato che garantisce sicurezza e distrarre le masse da tutte le inefficienze e tutte le mancanze di sicurezza nella vita quotidiana; non si spiegherebbero altrimenti tutte le misure di controllo delle tifoserie che hanno spostato solo fuori dagli stadi, spesso molto lontano, episodi di scontri, violenze e turbativa dell’ordine pubblico. Anche l’attenzione e la fotografia di alcuni episodi storici avvenuti nel nostro paese sono puntuali e si innestano bene nel racconto di un mondo che si dipana in quasi 400 pagine.

Uscito in Inghilterra nel 2019 e per The Telegraph considerato il miglior libro sul calcio del 2019, Ultrà è stato presentato a Cosenza l’11 ottobre 2020. Circa sette mesi prima gli Ultrà di tutte le città, assistevano all’ultima partita dal vivo prima dell’emergenza Covid. Leggere Ultrà oggi, scritto da uno storico, lascia l’amaro in bocca e un senso di nostalgia. Speriamo di tornare ad affollare le gradinate e cantare a squarciagola per i propri colori, tutti, tutti insieme, in tutti gli stadi d’Italia.