Tarasi, Calabria Aperta, tentativo PD di allungare i tempi con lo scopo di non portare a soluzione il tavolo del negoziato.

di Pietro Tarasi

“Ancora una volta abbiamo assistito alla palude piddina in cui il tentativo di allungare i tempi con lo scopo di non portare a soluzione il tavolo del negoziato si è sviluppato fra i silenzi del Commissario e le elucubrazioni dei suoi Ascari. Molte sigle sono al tavolo come riempitivo e il tentativo di avviare un referendum sui singoli nomi rivela un tentativo di esclusioni successive per arrivare ad un nome dal loro punto di vista salvifico o addirittura a nessun nome tanto da sottolineare la loro volontà a costruire e far cadere la responsabilità sul tavolo in un gioco al massacro. Più volte la nostra proposta di una rosa di nomi allo scopo di poter dare una valutazione non assoluta ma relativa, consapevoli che qualunque profilo teorico non corrisponderà mai alla persona sotto giudizio, è stata rigettata in modo subdolo. Anche i criteri individuati dalla maggior parte degli intervenuti sono generici ma restringono il perimetro su persone specifiche. Dire che deve essere un politico, progressista e non populista e infine giovane capirete bene che manca solo il nome. Più volte contestata questa categoria del politico solo alla fine abbiamo ottenuto un tiepido allargamento ad una figura politica intesa non come istituzione ma come “inequivocabilmente impegnato” (sintesi mia su questa locuzione che nella realtà è rimasta molto nel vago). Ad ogni modo per tutta la prima parte della serata abbiamo cincischiato su questi vuoti concetti e più volte hanno provato a portare il giudizio sui nomi in un consesso più ristretto in cui valessero i pesi specifici delle componenti. Chiaramente questo metodo è stato rifiutato dai più, ma non per convinzione ma per assenza di argomenti in quanto era già quello un tavolo “ristretto”. A quel punto qualcuno, strumentalmente, ha fatto rilevare l’imbarazzo a dover valutare nomi vista la presenza di un candidato alla presidenza nella persona di Tansi il quale, senza scomporsi, ha dichiarato che sarebbe uscito dal tavolo, lasciando in sua rappresentanza Vetere, ricordando che il giorno dopo per lui sarebbe scaduto il tempo di validità del tavolo e che, se non si individuava un presidente e i criteri per definire le liste, lui avrebbe lasciato definitivamente il tavolo. Vi risparmio il teatrino dei soliti Ascari che hanno tentato di rabbonirlo e rassicurarlo nel vano tentativo di non lasciare il termine di scadenza perentorio e la sua granitica inamovibilità. Alla sua uscita accade quello che già da ieri avevamo tentato di evitare e parte un fuoco di fila condito da ipocriti elogi alla figura di Tansi e dissenso alla sua richiesta di essere il candidato presidente in quanto figura buona per un ruolo di prestigio ma non tanto buona per una figura apicale con motivazioni spesso ridicole. Il flusso di interventi in tal senso è stato ad un certo punto interrotto da noi ponendo ancora la questione del metodo sbagliato e sottolineando che non poteva essere giudicata una persona senza conoscere le altre candidature e facciamo rilevare che Tansi aveva fatto un’apertura ad un nome di alto profilo che potesse incarnare, oltre ai criteri scelti, quello della discontinuità e che invece di dare un giudizio diretto sulla persona sarebbe stato più logico individuare tale figura sostenendo che noi avevamo dei nomi e volevamo sapere se anche il partito di maggioranza avesse dei nomi. Angelo subito dopo tentava di ricondurre la discussione su principi di correttezza facendo i nomi di Falcone, Greco e Perna. Da rilevare la posizione della Cristallo che rispetto a questi nomi ritiene di non riuscire a continuare nelle trattative per il rapporto amicale che la lega soprattutto alla Falcone e dichiara che non avrebbe partecipato oltre perché “angosciata” nel dover esprimere un giudizio in tal senso. A quel punto interviene Vetere (Tesoro di Calabria) ringraziando e annunciando la sua uscita dal tavolo definitiva visto che ormai era stato liquidato il nome di Tansi. Chiaramente tutti si appellano al metodo e tentano di condurre a ragione il povero Vetere che candidamente contesta proprio il metodo e inizia a trattare male la maggior parte degli intervenuti in modo scomposto ma efficace i quali si sbracciavano su questioni di principio mentre lui andava diritto alla sostanza fino a chiedere i nomi al PD che per tutta la serata aveva fatto da moderatore del tavolo con Graziano, tranne un intervento di Bevacqua inconsistente nel merito e volto alla difesa di chi era stato impegnato in politica fino ad allora. Comincia la bagarre e a quel punto anche noi sosteniamo che se il metodo di valutazione continuava ad essere quello di un giudizio sui nomi proposti singolarmente avremmo anche noi lasciato il tavolo se non si svelavano le carte di tutti i partecipanti. Ed è in questa atmosfera che, su sollecitazione di Tucci 5s a Vetere nel capire perché si chiedeva un nome al PD e non a loro, Vetere chiede a Tucci se aveva un nome ottenendo la risposta che il loro nome era Morra. Anche in questo caso vi risparmio i toni da rissa che si innalzano nel vano tentativo di far cadere la responsabilità su altri sostenendo da parte di Graziani un comportamento aderente alle volontà del tavolo nel metodo di giudizio ovviamente con la consapevolezza che è facile assecondare una discussione che va nella direzione auspicata dal PD. La serata si conclude con la richiesta al PD a svelare i suoi nomi e con ulteriori tentativi di ritornare sui criteri con la ciliegina sulla torta della Vono(IV) che nel dichiarare di non conoscere i nomi fatti da noi comunque ritiene che non siano idonei al profilo. Ancora una volta il “saggio” Sanza pone una questione di metodo di valutazione per la sera dopo appoggiato dai soliti cespugli e sostiene che qualunque sia la scelta bisogna sottostare alla volontà della maggioranza dimentico che non siamo in una riunione di partito ma nel tentativo di costruire una coalizione a pari dignità. Prima di chiudere sostengo che il criterio maggioritario deve essere valido se si manifestano i criteri che hanno informato il tavolo della coalizione e che quindi per noi rimaneva fermo il principio della discontinuità come condizione per rimanere al tavolo”.