Cosenza, Progetto Meridiano: Una visione di Governo dell’Area Urbana
di Francesca Librandi
Partiamo dal presupposto della condizione di dissesto del Comune di Cosenza. Dunque le risorse sono poche e le spese del Comune sono monitorate dalla Corte dei conti. Niente illusioni quindi, bisogna da una parte ingegnarsi per sfruttare fondi europei e fondi regionali per opere fuori dalla spesa ordinaria e riuscire a indirizzarne una parte per manutenere e ammodernare la rete idrica cittadina, che è un colabrodo, con perdite che sono dell’ordine del 30%, facendo lo stesso per le strade e i parchi.
Bisogna che il Comune, pur con le dovute attenzioni verso chi ha condizioni d’indigenza, sia puntuale nella raccolta dei tributi e nel consegnare le cartelle con cadenza annuale, altrimenti risulta chiaro che presentare un conto di 5 anni può mettere in difficoltà l’utente. Da subito si dovrà approntare una seria programmazione della manutenzione dell’Area urbana nelle sue componenti essenziali. Per ogni opera che si dovrà realizzare si dovranno prevedere anche i costi della sua manutenzione. Nessun fiume navigabile inutile e dannoso.
Considerate sempre le scarse risorse, bisogna riprendere il tema dell’allargamento dell’Area Urbana; Questo lo si può fare attraverso un percorso di unione di una serie di Comuni che sono vicini, sia in termini di percorrenza, sia in termini di condivisione del territorio. Passando dalla gestione autonoma alla gestione associata si riducono i costi e si ottimizzano i servizi. Esempio lampante la possibilità di creare un sistema integrato dei trasporti e la giustificazione di un servizio anche nel numero degli utenti e dei punti raggiunti. La cooperazione permetterà di condividere le competenze e le professionalità evitando costi di esternalizzazione.
Vanno previste una, o due aree parcheggio gratuite all’ingresso della Città, dove lasciare l’auto e acquistare un biglietto unico con il quale si ha diritto ad utilizzare i mezzi per muoversi nell’Area urbana: dalle bici elettriche all’autobus se necessario.
Dobbiamo realizzare uno spazio urbano vivibile e connesso, basato sui sevizi e la tutela dei diritti. Nessuno deve essere costretto a elemosinare l’utilizzo dei servizi igienici ad un esercente, e dare la possibilità al viandante, al clochard, al migrante e a chiunque si trovi in difficoltà, di poter espletare le proprie funzioni fisiologiche dignitosamente e lavarsi con dell’Acqua calda. Si devono approntare delle strutture che, soprattutto in inverno, possano fungere da ricovero per la notte a chi si trova in mezzo alla strada. Necessita anche individuare aree delimitate ed attrezzate, in ogni zona – quartiere, per la sgambata e defecazione degli amici a quattro zampe, oltre che piccole strutture dove lasciare cibo e acqua per i piccoli esseri randagi.
Il Comune deve offrire ai migranti accolti negli Sprar percorsi d’integrazione mediante programmi di formazione scolastica, professionale e culturale, favorendo opportunità di lavoro, per esempio: esecuzione di servizi di pubblica utilità (manutenzione, verde pubblico, mense asili, ecc.). Bisogna predisporre anche possibilità ricreative e artistiche, con corsi di Teatro, pittura, etc. I migranti debbono sentirsi partecipi della vita del centro urbano nel quale sono accolti. Per Sostenere ciò si può immaginare di dare vita a una moneta complementare tipo BST (buoni di solidarietà territoriale), per sopperire alla mancanza di risorse immediate.
Va ripreso il fondo per l’emergenza abitativa e per sostenere chi ha difficoltà con le bollette luce e gas. Questi fondi possono essere finanziati anche dal privato incentivandolo con la leva fiscale. Si devono predisporre accordi con i proprietari di abitazioni, naturalmente con le giuste garanzie per la proprietà, incentivandoli a fittare a canoni equi.
Sappiamo che un ambiente degradato che ci mostra continuamente arretratezza, precarietà, violenza, indigenza, condiziona la nostra psiche negativamente, mina l’autostima, la fiducia e il senso di comunità, e nutre sentimenti di rivalsa, pregiudizi, paura, odio e violenza; generando quello che nella psicologia sociale è chiamato bias cognitivo, cioè distorsione cognitiva. Questo problema si rivela gravissimo per la coesione sociale e si manifesta prevalentemente nelle periferie quando sono scollegate dal centro urbano e poste in condizioni di marginalità, nelle quali mancano condizioni di vivibilità e servizi. Quindi sono necessari progetti di riqualificazione urbana e le parole d’ordine devono essere “contaminazione e connessione”, bisogna che chi è in condizioni di marginalità abbia l’opportunità di confrontarsi con realtà migliori per trovare appigli che gli indichino possibilità di riscatto. Dice il Prof. Mario Panizza: perché le periferie diventino parti integrate di un sistema urbano definito devono assicurare pertanto il raggiungimento di un livello di vivibilità che permetta agli abitanti di riconoscersi “cittadini”, sentirsi dotati di quei servizi che rendono possibile, se non addirittura facile, la vita associata. Servizi dunque per cui asili, scuole, sanità di prossimità, servizi sociali, spazi verdi, ma anche Teatro e luoghi per l’espressione artistica che aggregano e creano socialità, magari incentivando l’autogestione, e affrontando concretamente il problema degli anziani soli e dei bambini in condizione di disagio.
Per quanto riguarda le attività ricreative e di aggregazione sociale la città dei ragazzi, in Via Panebianco, va messa in condizione di essere pienamente utilizzata con attività sociali, culturali e sperimentali. Abbiamo apprezzato l’impegno dell’amministrazione quando, per non chiudere le Scuole a settembre dell’anno scorso, ha adibito, attrezzandole giustamente, le strutture della Città ad aule scolastiche.
Tutto questo va naturalmente riversato sul Centro Storico dove va anche operato un progetto di riqualificazione urbana che preveda il riassesto idrogeologico. Va anche ripreso il progetto di trasferirci una facoltà universitaria e creare spazi di coworking. Va costituito il programma delle residenze artistiche nel Centro storico e avviata una programmazione di eventi artistici a sostegno del comparto, oltre che per dare vita al luogo. Questo però va fatto anche con un approccio redistributivo in modo da dare spazio a una pluralità di soggetti.
La nostra visione di spazio urbano non contempla quella del Sindaco “Corso Mazzini centrica” che ha concentrato la Città in una sola parte d’élite, dove si hanno la maggior parte delle attività, e reso tutto il resto una periferia marginale. Noi immaginiamo uno Spazio Urbano dialogante, condiviso e connesso, nel quale non esiste una periferia. Vogliamo si, più spazi pedonali, ma riteniamo che chi ha necessità di usare l’auto, perché ha un disabile, o un anziano da trasportare, o sbrigare qualcosa di urgente, oppure dover trasportare pesi difficili da portarsi a mano, o per lunghi tratti, possa farlo con strade collegate con raziocinio e senza ingorghi e strozzature assurdi (vedi Corso Umberto)
Il diritto alla trasparenza amministrativa si è definito ed ampliato nel suo significato nel corso degli anni, dapprima con il Codice della Trasparenza del 2013 poi con il Decreto legislativo n.97/2016 con cui si è recepito il FOIA, istituto già diffuso in molti ordinamenti europei. L’esigenza di trasparenza risponde da un lato alle esigenze di consentire la partecipazione democratica dell’azione amministrativa, dall’altro alle esigenze di lotta alla corruzione. Il Comune di deve dotare di strumenti informatici che permettano gli accessi agli atti e poter seguire l’iter di una pratica in piena trasparenza. Considerando che non tutti sono in grado di confrontarsi con le piattaforme informatiche è necessario permettere l’uso degli strumenti più tradizionali. In più ci deve essere una informazione puntuale e un confronto con i cittadini in merito alle opere medie, o grandi, che si vogliono realizzare, in modo che ci sia consapevolezza nella Comunità. Esiste un portale trasparenza del Comune di Cosenza ma non ne rileviamo l’efficacia.
Sul nostro territorio operano molte associazioni di volontariato che agiscono in vari ambiti di disagio, e spesso sopperiscono alla mancanza delle Istituzioni. Conoscono bene le problematiche e le condizioni di indigenza ma, purtroppo, hanno enorme difficoltà a dialogare con le Istituzioni. Va approntata una piattaforma informatica che registri le varie realtà e le metta in rete per predisporre un minimo di coordinamento e stabilire degli appuntamenti cadenzati con l’assessorato alle politiche sociali.