Il 25 novembre ricorre la Giornata mondiale per l’eliminazione di ogni violenza nei confronti delle donne.
di Francesca Librandi
Giornata mondiale per l’eliminazione di ogni violenza nei confronti delle donne.
“È una giornata importante per sensibilizzare la società contro questo terribile fenomeno – dichiara l’avvocato Margherita Corriere, presidente della Sezione Distrettuale di Catanzaro-Cosenza dell’associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani –, che si può manifestare sia con atti di violenza fisica che con violenza psicologica, molto pericolosa perché distrugge interiormente una donna, facendola diventare succube dei soprusi e delle denigrazioni di un maschio. L’aspetto più spaventoso è che gli autori della violenza, nel 93% dei casi, non sono degli estranei o delle persone incontrate casualmente, bensì i propri mariti, fidanzati, ex compagni, padri, fratelli, figli. Insomma, quelle persone da cui ci si aspetterebbe solidarietà, complicità, affetto, non violenza. I dati, a tutt’oggi, sono ancora molto preoccupanti: ogni 15 minuti una donna è vittima di violenza di genere”.
Il 45,3% delle vittime ha paura per la propria incolumità o di poter morire: tuttavia, ancora circa il 73% delle donne non denuncia il reato subito.
Spesso la violenza contro una donna si accompagna alla violenza assistita, che è quella forma di maltrattamenti patita dai bambini che, loro malgrado, diventano indifesi spettatori delle percosse, delle denigrazioni, delle gravi umiliazioni subite dalle loro madri o da altre donne componenti del nucleo familiare da parte di un parente, che spesso è il proprio padre.
E questo, nei minori, è causa di problematiche che compromettono il loro normale sviluppo affettivo-relazionale.
Purtroppo, sono ancora numerose le donne che non denunciano gli autori delle violenze. Ciò dipende da varie ragioni: spesso, infatti, la vittima si vergogna di accusare il proprio marito o compagno di un gesto così orribile, credendo erroneamente che bisogna stare zitte, subire e non raccontare nulla agli estranei per non sentirsi dire “tanto se la sono cercata”, oppure colpevolizzandosi e ritenendosi responsabili delle violenze subite.
Non ci può essere atteggiamento più negativo, perché la spirale della violenza aumenterà in maniera esponenziale, sino a giungere alla morte della vittima per mano di chi doveva amarla, sostenerla e condividere con lei un progetto di vita insieme.
“Non mi stancherò mai di ripetere – prosegue l’avvocato Corriere – che al primo atto di violenza, sia uno schiaffo, una strattonata o altro, non bisogna mai soprassedere e giustificare il carnefice con le tipiche scuse “era stanco e l’ho provocato, non lo farà più, lo ha fatto perché mi ama troppo”. Non bisogna mai sottovalutare e perdonare i gesti di violenza, perché chi li mette in atto una volta certamente li ripeterà nel tempo e con più elevata intensità e pericolosità”.
I dati parlano chiaro: in molti casi prima di un femminicidio c’è sempre un crescendo di comportamenti violenti, iniziati con uno schiaffo o uno spintone.
In questi casi occorre allontanarsi dagli uomini violenti e denunciare le loro condotte, lasciando subito tali individui, che non meritano di essere definiti uomini: perché un uomo non adotta la violenza come mezzo per comunicare con la propria compagna, facendosi ragione prepotentemente.
Purtroppo, la pandemia di COVID-19 sta aumentando in maniera esponenziale i tempi di permanenza delle persone nell’ambito del nucleo familiare presso la propria abitazione come misura di difesa dal contagio.
Certamente per le donne vittime di violenza domestica la propria casa diventa un luogo pericoloso, dove è elevata la possibilità che aumentino i gesti violenti da parte dei propri mariti o compagni.
“Il messaggio che abbiamo lanciato e che ci sentiamo in dovere di riproporre alle donne – conclude Margherita Corriere – è di non abbassare mai la guardia e di avere ancora di più il coraggio di denunciare, perché nessuna condotta violenta può essere scusata o tollerata. L’amore e l’affetto tra una donna e un uomo si manifestano con atti solidarietà, complicità, stima, fiducia, giammai con un gesto violento, che seppur valutato quale banale, può essere il principio motore di una violenza crescente che può condurre sino alla morte di una donna. In questo periodo molto delicato e difficile per la pandemia in atto, come presidente della Sezione distrettuale di Catanzaro-Cosenza dell’AMI, a tutela dei diritti delle persone e soprattutto delle fasce più deboli, posso affermare che stiamo supportando diverse donne che si sono rivolte alla nostra associazione per essere tutelate contro la violenza di genere. Spesso sono giovani donne che sono riuscite egregiamente ad anteporre a tutto la loro dignità e la tutela della propria integrità psicofisica e, soprattutto, quella dei loro figli, nella consapevolezza di volere offrire a loro un futuro migliore, in cui non c’è posto per la parola violenza, ma per tante altre parole importanti per un’adeguata loro armoniosa crescita, tra le quali: parità di genere , rispetto e solidarietà. In questa giornata un ringraziamento va a tutte le Forze dell’Ordine che in maniera efficiente e molto professionale sono validissimo supporto alle donne vittima di violenza di genere”.