Intervista a Carlo Tansi candidato alla Presidenza della Regione Calabria.

Intervista esclusiva di Giorgio Durante

Raggiungo Carlo Tansi, il primo a candidarsi per il rinnovo del Consiglio Regionale Calabrese, nella sua centrale operativa, per utilizzare un termine da protezione civile. Una candidatura, dice Tansi, che nasce da attestati di stima di comuni cittadini e dai social dove erano in molti a seguire il gruppo pubblico, TESORO CALABRIA, UN PARADISO DA CAMBIARE. La storia pubblica di Tansi nasce con la responsabilità di governare la Protezione Civile Regionale, il suo agire finisce nei programmi d’inchiesta della Rai come Presa Diretta di Riccardo Iacona, le sue denunce sono precise, dirette e protocollate in procura, niente chiacchiere ma azioni. Tansi declina il suo programma, senza mezzi termini, nomi e cognomi degli autori dello sfascio, obiettivi e strategie.

Tansi, dopo la sua esperienza conclusasi prematuramente, in Regione  ha ritenuto opportuno mettersi in gioco, perché? “Per le palesi incapacità della nostra classe politica, la Calabria da storico crocevia commerciale e culturale del Mediterraneo, è diventata una moribonda periferia. Nonostante la sua posizione privilegiata tra due mondi, l’Europa e l’Africa, è incapace di dialogare con entrambi. Sono convinto che i confini non debbano dividere, anzi, nel mondo della globalizzazione sono punti di collegamento importantissimi e imprescindibili. La Calabria può e deve risollevarsi. Deve tornare ad essere crocevia tra le varie anime di quel continente liquido che è il Mediterraneo.

Questo potrà avvenire solo attraverso un programma di governo regionale fortemente innovativo che saprà utilizzare le opportunità e le risorse che offre un territorio bellissimo e ricchissimo, ma inespresso. Soprattutto deve liberarsi delle stesse facce del cavolo che stanno sulle poltrone da anni, circondate da schiere di assistiti e servi dell’assistenzialismo politico pre e post elettorale, senza un minimo di vergogna e pudore, hanno mantenuto e mantengono le loro posizioni anche perché hanno approfittato, come sciacalli, delle condizioni di precarietà e di bisogno dei nostri giovani, e non solo; sono gli stessi che hanno creato ad arte, usando il ricatto, l’illusione del lavoro, prima delle elezioni, nei confronti dei bisognosi ridotti alla fame”.

Tansi allora lei vede una Calabria diversa rispetto a quella che racconta il Governatore uscente e il suo entourage?  “Probabilmente dai piani alti del palazzaccio della Cittadella, dal decimo, dodicesimo piano è troppo alto per vedere i problemi della Calabria, la fame che la gente sta patendo, non è percepita da una politica che parla di aria fritta, di strategie ma che non risolve i problemi perché probabilmente non li vede, anzi peggio è convinta che non ci siano”.

Lei indica nella burocrazia e nei carrozzoni creati dalla politica uno dei mali di questa Calabria:  “ Definire burocrati alcuni funzionari regionali è utilizzare un termine gentile, sono altri gli appellativi che andrebbero dati, in realtà non esistendo un sistema di tracciabilità delle pratiche avviene che alcuni interventi urgenti anche in tema di dissesto idrogeologico, restano anni su una scrivania e se accade un evento nefasto la responsabilità ricade sulla Regione tutta e non sul vero responsabile, il quale deve risponderne in sede civile o penale dipende dalla negligenza. Un primo intervento da realizzare perciò, utilizzando giovani laureati calabresi è un sistema di monitoraggio e tracciabilità delle pratiche in tutti gli ambiti. Qualche giorno fa si è tolto la vita, nel catanzarese, un imprenditore per difficoltà economiche, lo stesso vantava dei crediti da anni nei confronti dell’ente regionale. Capita che se uno non si rivolge alla politica o non olia alcuni meccanismi, le sue fatture rimangono anni su qualche scrivania senza essere saldate, vanno in realtà avanti e in modo spedito solo quelle dei clienti e degli amici, un sistema perverso che va smantellato, con l’aiuto appunto di appositi software che in ogni istante possano darci contezza di dove è una pratica e soprattutto in mano a chi, insomma un sistema di rintracciabilità”.

Tansi perché, alcune volte pur essendoci le risorse, alcune emergenze non vengono affrontate?  “ Il sistema ha creato alcuni centri di potere, anche per affidare incarichi ben pagati ad amici, che di fatto bloccano il normale fluire delle cose. Ad esempio il nucleo valutazione impatto ambientale tiene fermi più di 140 milioni di euro, perché si riunisce ogni sei mesi e se in fase di valutazione c’è un cavillo bisogna aspettare altri sei mesi. In questi casi bisogna rinnovare gli apparati con l’innesto di giovani capaci scelti per merito, e mandare in pensione questi personaggi legati ad apparati di sistema, e soprattutto però porre dei limiti per legge nei tempi di evasione di una pratica. Tra gli apparati di sistema mi piace citare la Sorical che continua a gestire il 45% delle risorse idriche in Calabria, nonostante la legge nazionale preveda  che l’acqua essendo un bene comune non può essere gestito in modo privatistico. In realtà Sorical non è altro che un contenitore di raccomandati, bamboccioni, figli di politici, di dirigenti e di amministratori locali con a capo di un baraccone fallito, Luigi Incarnato, che in una regione ricca di acqua non riesce a garantire i livelli minimi di erogazione ai comuni serviti.”

Tansi, le responsabilità di molte cose che non funzionano, sono in capo ai singoli o a quello che lei definisce sistema? ” La politica si è dimostrata incapace di far decollare questa regione, questa incapacità messa insieme diventa sistema, con la sola finalità della convenienza personale, anche a dispetto dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti a partire dal Pil negativo che ci contraddistingue rispetto ad altre regioni italiane. Il sistema creato serve a garantire i pochi a dispetto dei molti che ormai soffrono, con riferimento soprattutto alle nuove generazioni sempre di più costrette all’emigrazione.”

So che lei preferisce parlare delle cose che vuole fare, ma cosa sta succedendo nel PD?

“Valuto positivamente questo segnale di cambiamento nel PD di Zingaretti e questo mi fa piacere, ma questo rinnovamento deve essere portato a termine mandando a casa coloro che hanno amministrato questa regione fino ad oggi, da Oliverio a tutti gli altri colonnelli del partito di tutta la regione, compreso quei rincalzi rappresentati da alcuni responsabili di circoli, i quali se pur giovani non sono altro che dei ventriloqui di coloro che detengono le redini del PD da sempre. Legati fortemente al sistema clientelare, e facenti parte della categoria degli “yes man” che hanno avuto benefici personali e che hanno tutto l’interesse a preservare il sistema clientelare di cui fanno parte. Pur parlando a nome dei territori, questi non li rappresentano anzi c’è oggi forse la possibilità di svincolare questi territori da queste logiche clientelari e da questa soffocante cappa di potere”.

Tansi quale terapia propone per questa regione da molti ormai considerata agonizzante?

Il riscatto della Calabria si attua solo stabilendo una netta e forte discontinuità con le cattive pratiche politiche e amministrative che hanno l’hanno spinta verso il degrado e la marginalità. Si può e si deve fare. Occorre mettere al centro del progetto di rinascita non solo i diritti, ma anche la lotta incessante e determinata contro la ‘ndrangheta e l’illegalità diffusa, la trasparenza, la giustizia sociale, la partecipazione, la solidarietà, la lotta serrata alla povertà. Occorre promuovere la Calabria migliore, quella che lavora, quella che studia, quella che ha coraggio, quella che ha passione, quella che merita.