Il Paese dell’Arte non ha una legge quadro che riconosca e tuteli lavoratori dello spettacolo e della cultura.

La ratifica della Convenzione di Faro è un passo importante per il nostro Paese e va nella direzione che la nostra Costituzione ha tracciato con l’articolo 9 (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione). Quello che occorre sottolineare è che nel quadro dei dettati di principio che idealmente la convenzione manifesta, e per i quali invita i legislatori dei Paesi aderenti a tutelare il Patrimonio artistico e storico come eredità culturale, incidente sullo sviluppo umano e sulla qualità della vita, sancendo inoltre il diritto inalienabile (individuale e collettivo) di usufruire di questo patrimonio, la convenzione stessa manca di un richiamo agli artisti. Il nostro Paese viene riconosciuto, in Europa e nel mondo, superati alcuni luoghi comuni come quelli della pizza, del mandolino e di mafia e corruzione (quest’ultimo più fondato), negli ambiti più caratterizzati dal punto di vista intellettuale e di pensiero, come il Paese dell’arte e di una tradizione storico culturale tra le più importanti al mondo; eppure non abbiamo una legge quadro che riconosca, tuteli e sostenga il comparto dell’arte e dello spettacolo in tutte le sue figure. Noi del Comitato di coordinamento “Progetto Meridiano” tra i nostri 5 valori di riferimento abbiamo -l’espressione artistica e l’accesso alla conoscenza come spazio di libertà, patrimonio culturale e bene comune-; riteniamo l’arte in quanto gesto creativo l’azione libera per eccellenza e quindi l’artista, che deve esprimersi per ispirazione e non per necessità, ha bisogno di tutele a garanzia di questa libertà. Nell’antica Grecia l’arte aveva un elevato fine paideutico: oltre ad essere strettamente connessa alla vita sociale e politica della polis, produceva una purificazione spirituale dell’uomo attraverso quel processo che Aristotele chiama catarsi. Hegel affermò che il fine dell’arte è “l’apparire sensibile dell’idea”. In Calabria si è formato un movimento denominato “Approdi” che riunisce una parte consistente degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo e della cultura calabresi, nato per rivendicare diritti e tutele a tutt’oggi disattese, come ci viene spiegato da Leonardo Vulpitta in arte Leon Pantarei, un’eccellenza artistica di origini cosentine, musicista che calca le scene da oltre 40 anni e che ha collaborato con alcuni dei più grandi artisti nazionali e internazionali. Approdi, continua Leon, s’inserisce nel più ampio movimento nazionale con lo slogan “convocateci dal vivo” che ha già operato una prima iniziativa il 30 maggio, la quale ha visto protagoniste contemporaneamente 15 piazze italiane, ed una seconda in Giugno a Roma che partendo da Piazza SS Apostoli e Piazza Esedra si è mossa verso il MiBACT (Ministero dei beni culturali) dove sono stati ricevuti dai funzionari del ministero e ascoltati, interessando in seguito la settima e quarta commissione. La nota stonata riguarda la Regione Calabria che, ci testimonia ancora Leon, nonostante le numerose pec inviate non risponde e non convoca i tavoli tematici promessi con atto ufficiale nell’unico incontro avuto con il vice Presidente e l’Assessore alla cultura. Leon ci fa rilevare che l’Arte, la cultura e lo spettacolo rappresentano un comparto che vale il 6,9 % del pil nazionale, ma soprattutto ci tiene a sottolineare che questo comparto è costituito da un’ampia fascia di lavoratori che va dal facchino, al tecnico di palco, dal drammaturgo al manager, a chi si occupa del server, e via discorrendo, che hanno subito pesantemente il lock down e continuano a pagare dazio per il distanziamento sociale. Dal 2017 esiste una legge delega che obbliga a produrre entro il quadriennio una legge quadro che regoli il comparto Arte, cultura e spettacolo, allineandosi sostanzialmente ai Paese bassi, quelli scandinavi, la Francia e la Spagna. I lavoratori e le lavoratrici dell’Arte, dello spettacolo e della cultura chiedono tre cose: di essere riconosciuti, tutelati e organizzati; in pratica si tratta di una legge cornice come chiarisce ulteriormente Leon, che tenga conto dell’intermittenza, e in alcuni casi della stagionalità del lavoro degli artisti. Dunque c’è bisogno di uno Statuto Nazionale, di un reddito di continuità e di una progettualità all’interno della quale si individuano annuali spazi di agibilità. Noi di Progetto Meridiano siamo d’accordo con Leon sul fatto che sia l’espressione artistica, sia la fruizione di essa, entrino nell’orbita dei diritti individuali e delle Comunità e come tali siano patrimonio comune. L’arte è fondamentale nella formazione dell’individuo libero, nel migliorare la capacità di apprendimento, armonizza la triarticolazione che costituisce l’essere umano, cioè il pensare, il sentire ed il volere, permettendo di maturare quella cosiddetta autonomia di pensiero, di cui si coglie drammaticamente la mancanza nella nostra contemporaneità. In ragione di ciò si potrebbe gestire l’intermittenza del lavoro artistico con una programmazione nazionale e regionale che impegni gli artisti nelle Scuole, in particolare in quelle elementari, dove piuttosto che ipotizzare assurdità come quelle di mettere in mano ai bambini strumenti tecnologici, o di insegnare l’inglese a tre anni, gli si porti incontro l’elemento artistico. Il Governo nazionale, in attesa della futura legge,  in qualche modo ha ascoltato e messo in campo alcuni sostegni al comparto e molte Regioni hanno fatto altrettanto; la Regione Calabria latita e in più, come sottolinea Leon, dimostra una certa ipoacusia.

Sandro Scalercio Comitato Coordinamento “Progetto Meridiano”