L’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria nel Distretto del Cibo di Vibo Valentia

di Greta Durante

Distretti del Cibo costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano e presto, con il decisivo contributo dell’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo, verranno costituiti anche in Calabria, proponendo opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso.

L’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria, a seguito del fondamentale lavoro di sensibilizzazione e promozione tenuto per due anni in Calabria dall’esperto di marketing territoriale, Valerio Caparelli, era presente da protagonista, con il presidente Giorgio Durante, all’importante evento organizzato dal GAL Terre Vibonesi per la presentazione del progetto provinciale di Distretto del Cibo.

Un incontro partecipato, fortemente voluto dal presidente Vitaliano Papillo, svoltosi presso il salone di rappresentanza della Provincia di Vibo Valentia, con la presenza dell’assessore Gianluca Gallo, dei vertici di tutti i principali enti istituzionali, di parlamentari nazionali e regionali, nonché di tutti i soggetti interessati al tema in discussione, che hanno messo in evidenza uno strumento strategico e innovativo di governance, mirato a favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorendo l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale.

L’evento di Vibo Valentia – ha dichiarato in una nota il presidente Durante – premia un gruppo di soggetti promotori che in modo coeso lavorano da un paio di anni al raggiungimento di questo obiettivo, tra cui anche la nostra Accademia, che ha sempre ritenuto e considerato lo sviluppo territoriale in modo integrato, in quanto enogastronomia e turismo sono un binomio inscindibile. Chiave di volta di ogni strategia di sviluppo che possa dare speranza a una regione come la Calabria, ricca di eccellenze enogastronomiche, di tradizioni storico-culturali e di grandi risorse turistico-ambientali. I distretti del cibo, che per la prima volta propongono un modello di sviluppo integrato e sinergico, attendono ora dall’ente Regione la definizione di regolamenti e modalità, che superino i vecchi privilegi per pochi e che smontino quegli arnesi che già altre volte hanno dimostrato di non essere utili e di non saper funzionare. Mi riferisco soprattutto a quei diversi distretti realizzati in passato, che a distanza di molti anni sono ancora in vita con risultati disconosciuti e  non classificabili”.

Adesso, vista la numerosa e fattiva partecipazione dal basso, per l’istituzione dei Distretti del Cibo, si attendono procedure smart dall’apparato burocratico dell’ente regionale, “che siano da stimolo e che avviino rapidamente le progettualità sui diversi territori”, per come garantito dall’assessore Gallo nel suo intervento, anticipando che probabilmente verrà aggiornata anche la normativa regionale, ormai datata, portando presto al tavolo tecnico la bozza di emendamento regionale che dovrebbe essere approvata in Giunta già alla prima riunione utile.

I Distretti, che tra gli obiettivi hanno la sicurezza alimentare, la diminuzione dell’impatto ambientale delle produzioni, la riduzione dello spreco alimentare e la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari, come professato da sempre nella mission dell’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria, si costituiranno presto in tutte le province per far sì che l’agricoltura e l’agroalimentare diventino realmente quel motore di idee e progetti, per la creazione di nuovi posti di lavoro.

Opportunità che si presenterà tale specie in quei territori come l’area del Monte Poro, che vede in pochi chilometri quadrati eccellenze che vanno dal pecorino, alla ‘nduja, dallo zibibbo alla cipolla rossa di Tropea che tutto il mondo ci invidia.

La Calabria – conclude la nota di Durante – anche se in ritardo, può essere un laboratorio di buone pratiche per tutti i Distretti italiani, investendo sull’economia circolare, sulla ricerca e su meccanismi più forti di collaborazione tra agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione e istituzioni, dove la presenza di enti culturali all’interno dei partenariati è funzionale al raggiungimento degli scopi sociali”.