L’annullamento del plusvalore diretto nella produzione del bene.

di Francesco Pungitore

Qualche settimana fa mentre la bagarre delle elezioni politiche impazzava, in questa nostra italica terra, mentre navigati politi ed aspiranti tali cercavano di colpirsi a suon di immigrati, una notizia particolare scivolata via come se nulla fosse.

Il 9 febbraio 2017 una fabbrica cinese dichiara, tradotto dal loro comunicato in inglese: “Abbiamo sostituito il 90% della sua forza lavoro umana con macchine automatizzate, ed abbiamo registrato un aumento della produttività del 250% e un calo dei difetti dell’80%. Man mano che la tecnologia migliora, la gamma di compiti che possono essere rilevati dai sistemi automatizzati continuerà ad espandersi, lasciando il futuro del lavoro umano in uno stato di flusso.”

Ebbene si, io partirei proprio da qua: ”lasciando il futuro del lavoro umano in uno stato di flusso”. Nel cuore del post-socialismo reale dove il capo del governo è anche il capo del Partito comunista più grande e potente al mondo, ciò accade.

La fabbrica della Changying Precision Technology Company aveva bisogno di 650 lavoratori umani per produrre telefoni cellulari. Ora la fabbrica è gestita da 60 bracci robotizzati che lavorano tutto il giorno su 10 linee di produzione. Solo 60 persone sono ancora alle dipendenze dell’azienda – tre sono incaricate di controllare e monitorare la linea di produzione, mentre le altre hanno il compito di monitorare i sistemi di controllo del computer. Qualsiasi lavoro rimanente non gestito dagli esseri umani è lasciato nelle mani capaci delle macchine.

Mentre tutto questo accade, in Italia e negli stati occidentali si combatte a suon di austerità la fantomatica crisi, le persone si scontrano con una pressione della disoccupazione dilagante, è semplice chiedersi, in questa particolare situazione, come mai l’uomo intraprende strade cosi distruttive nella concezione del lavoro. Sarebbe interessante, uno studio sociologico ed antropologico in merito all’origine della necessità di un modello capitalistico di tale portata, che arriva a fare il grande balzo, tagliando via di netto il concetto di plusvalore come lo conosciamo, che si applica direttamente dall’uomo alla merce prodotta in catena di montaggio e si passa alla fase successiva, l’accreditamento del plusvalore per mezzo di sistemi che hanno concentrato in essi in termini di necessita di impegno, di intelletto umano e di risorse materiali che vanno ben oltre alla serie di strumenti da utilizzare per produrre il bene. Sta qua il nocciolo vero che fa si che la notizia sia inquietante, più del fatto che sistemi di produzione robotizzati potrebbero un giorno essere indipendenti dall’uomo.

Sembra che il modello di lavoro moderno abbia finalmente fatto il vero grande passo e costruito il totem a cui tutti noi dobbiamo sacrificarci, il vero grande sistema del Capitale.

Intanto, intorno a noi si consuma il solito chiacchericcio, sterile e stupido della nostra cara politica Italica, che affonda nella notte dei tempi dell’idiozia.