Molinaro. “la speranza di sviluppo della nostra regione passa attraverso la semplificazione e una buona programmazione della spesa”

Continua il nostro ciclo di interviste ai candidati delle elezioni regionali del 26 Gennaio, questa volta tocca a Pietro Molinaro candidato del Centro destra con Salvini.

Molinaro parte da un punto di osservazione importante, dall’attività sindacale fatta in molti anni come presidente Regionale della Coldiretti. Agricoltura, agroalimentare, sviluppo dei territori, il punto:

“La Calabria che occupa gli ultimi posti nelle varie graduatorie non mi è mai piaciuta e credo non la gradisca nessun cittadino. Mosso da questa non banale considerazione, ho deciso di non girarmi dall’altra parte e quindi di candidarmi alle Elezioni Regionali del prossimo 26 gennaio.

Dopo una intensa attività sindacale nella Coldiretti ed una radicata presenza nell’impresa agricola ed agroalimentare, stimolato e incoraggiato anche da un nutrito e motivato gruppo di amici, trasferirò valori, idee, progettualità, impegno nella dimensione Istituzionale, politica e amministrativa”.

A convincerla deve essere stata la pessima gestione della giunta uscente, che l’ha vista molto critica sulla gestione soprattutto dei fondi comunitari per l’agricoltura.

“Non è solo una questione di gestione di fondi comunitari, ma la mancanza di programmazione che più preoccupa. Non mi è mai piaciuta, e credo di averlo testimoniato, una politica astratta. Sono per perseguire politiche concrete, che abbiano quale obiettivo lo sviluppo e finalmente la crescita economica e sociale della nostra Regione a partire dalle aree interne, oggi in difficoltà, ma ricche di operosità e memorie. Tante le battaglie fatte su ogni fronte e aspetto della vita dei cittadini sempre con una forte attenzione al protagonismo dei giovani e al ruolo delle donne. Costante è stata la tenace e determinata convinzione di una Calabria proiettata in avanti che non doveva rinchiudersi in recinti o essere prigioniera di luoghi comuni. Oggi la Storia ci pone davanti questa sfida e io non ho mai avuto paura delle sfide: mi appassionano e mi danno motivazioni ulteriori. Sono convinto che con una buona azione amministrativa, contando magari anche sulle buone prassi sperimentate in altre realtà del nord Italia si possa almeno invertire la rotta.

Certo la possibilità di adottare modelli funzionali e professionalità già sperimentati altrove potrebbe facilitare l’avvio di una inversione di tendenza, ma qual è la sua maggiore preoccupazione?

Lavoro, lavoro, lavoro. Questa è la richiesta pressante che arriva da uomini e donne calabresi e in particolare dai giovani. Non solo però lavoro nella pubblica amministrazione e in generale nel settore pubblico allargato. Occorre un aumento delle unità produttive con nuove forme di produzione, l’innovazione tecnologica per le produzioni tradizionali di eccellenza e attrarre investimenti anche dall’esterno con programmi strategici, collegamenti, logistiche, condizioni ambientali e sburocratizzazione. La Calabria ha competenze, conoscenze e tradizioni artigianali, agroalimentari e industriali. A completamento, un concreto piano di incentivazioni mirate alle aziende che permettono la formazione e fanno lavorare i neo diplomati o laureati. Girando da sempre la Calabria in lungo e in largo, emerge che a volte basta pochissimo per essere una Regione maggiormente produttiva e di conseguenza più competitiva nei confronti di altre Regioni d’Italia. Un obiettivo chiaro è quello di limitare al massimo l’esodo di giovani e famiglie che poi fanno la fortuna di altri territori. Una sottolineatura: affrontare tutte le vertenze aperte in Calabria sul versante lavoro. Nuovo lavoro per la crescita dell’economia locale e il benessere dei cittadini.

La Lega storicamente, soprattutto quella di Bossi,  ha rappresentato gli interessi di alcune regioni del nord, perché la Lega

La Lega ha da tempo superato l’identità legata ad un territorio dell’Italia, ma Lega soprattutto perché difende più degli altri partiti gli interessi degli agricoltori e la Calabria è un territorio a forte vocazione agricola, la Calabria è una regione che non è seconda a nessuno per cibi di qualità e per produzioni a certificazione di origine protetta. Abbiamo inoltre il 30% delle biodiversità italiane, siamo una regione importante per il made in Italy nel mondo. E nonostante noi abbiamo come regione molte risorse comunitarie, queste non riescono a trasformarsi in servizi ed occupazione perché manca una vera e propria programmazione. La Calabria rimane ancora regione europea obiettivo uno perché le risorse vengono mal gestite, non è solo una questione di spesa ma la qualità della stessa. Perché i cinque anni della giunta Oliverio sono stato un disastro, per cui la destra si gioca buone possibilità di vincere, ma vincere per governare e programmare giungendo all’obiettivo di invertire una tendenza. La nostra ricetta sarà: Sburocratizzare, semplificare soprattutto per favorire lo sviluppo delle imprese, mentre oggi per ottenere dei decreti occorrono anche fino a tre anni e per chiudere un progetto 5/6 anni.

In ogni caso il settore primario la vedrà protagonista anche in futuro?

Faccio impresa agricola da anni, ho difeso gli interessi degli agricoltori sui diversi tavoli nazionali ma soprattutto la nuova sfida è: Difendere il Made in Calabria.

“L’uomo è ciò che mangia”: è l’aforisma sul cibo, più citato di sempre. Esprime quella che è una verità, ossia che gli alimenti non solo forniscono al corpo le energie e le sostanze necessarie al suo funzionamento, ma definiscono anche l’Uomo nella sua identità e se si vuole anche l’attaccamento alla terra. La distintività del cibo, infatti, ha modellato il paesaggio e lo spazio sociale attraverso l’agricoltura e la pastorizia, mentre l’evoluzione del gusto alimentare ha differenziato le culture e le civiltà, fornendo elementi di identità e dettando regole di convivialità e ospitalità. E che il cibo sia elemento costituente della cultura di un popolo lo ha definitivamente riconosciuto anche l’UNESCO quando ha dichiarato la dieta mediterranea patrimonio immateriale dell’umanità. Come non pensare, allora, alle necessità di tutela e alle opportunità di valorizzazione delle produzioni agroalimentari della nostra regione, posta proprio al centro del Mediterraneo e nota fin dai tempi più antichi come Enotria, la terra del vino. Abbiamo un patrimonio agroalimentare da cui si può ottenere il massimo rendimento. L’impegno di oggi, non rinviabile, è di difendere dalle imitazioni e contraffazioni ben 12 prodotti DOP, 6 IGP, altri 2 in corso di riconoscimento della nostra terra, dagli agrumi all’olio, dai formaggi ai salumi, o anche i fichi e le patate. Un settore, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, che è sicuro volano anche allo sviluppo turistico di una regione in cui la produzione alimentare si intreccia ad un paesaggio unico e ad una storia millenaria, che affonda le sue radici nelle colonie della Magna Grecia, da cui per prima si diffuse in Italia la coltivazione dell’olivo e della vite. Far conoscere al mondo la Calabria significa, infatti, far apprezzare anche i suoi piatti che raccontano di quei tempi antichi, così simili ancora oggi alle ricette degli antichi greci. Il sistema agricolo è la nostra forza con un potenziale che offre concreta occupazione per coloro che vanno via.