La svolta della politica europea obbliga la Calabria a scelte non più derogabili.

“Alea iacta est”. Narra Svetonio, al passaggio del Rubicone, la famosa frase di Cesare che sancisce la decisione irrevocabile per la conquista della Gallia è l’inizio dell’espansione imperiale di Roma. Oggi, il giorno dopo del varo del Recovery fund, potrebbe la stessa frase assumere un significato rinnovato dando enfasi al concetto di alea che nella vulgata svetoniana è tradotto con il “dado e tratto” e che potremmo meglio tradurre con “la sfida è lanciata” e il risultato è incerto.
In questi termini il Recovery fund rappresenta un primo passo verso una Europa politica con una decisione irrevocabile, almeno in termini di effetti a cascata inevitabili, ma nello stesso tempo comporta una dose di incertezza in quanto saranno determinanti le scelte di politica economica per l’utilizzo delle risorse messe in campo. Non siamo di fronte al capriccio di un dado ma ci dovremo confrontare con la responsabilità delle scelte in una nuova sfida.
Investire una tale quantità di denaro non era un fatto scontato, come dimenticare la strenua resistenza della Germania ad eguali misure dopo la crisi del 2008 che ha condannato paesi come l’Italia ad un lungo inverno di stagnazione. Oggi la svolta c’è stata ed occorre che si facciano scelte adeguate.
È ad ogni modo un fatto che solo dopo aver conquistato i paesi trainanti come Francia e Germania alla causa della cooperazione si è riusciti a mettere in piedi una politica di investimenti pubblici adeguato ad affrontare uno stato di crisi. È altrettanto un fatto che, se avessimo avuto una Europa in cui a governare nei singoli stati fossero state forze sovraniste avrebbero dominato veti incrociati con il risultato di una ineviatabile spaccatura e una probabile messa in discussione del concetto stesso di Europa.
Ora però la palla passa ai singoli stati e fra questi l’Italia ha una buona fetta di risorse, circa il 28%, che dovranno innescare una nuova fase di sviluppo tale da azzerare non solo gli effetti della pandemia ma anche i lunghi anni di stagnazione che l’hanno preceduta.
Pensiamo alla ricerca e alla istruzione, all’innovazione digitale, alla trasformazione Green della produzione, alla tutela dei territori dai cambiamenti climatici, alla lotta alla povertà e alla disoccupazione. Sono solo alcuni dei temi verso i quali dovranno essere indirizzate le risorse. Occorre che ci siano investimenti che abbiano la capacità di incidere profondamente nella struttura economica e sociale del paese. È necessaria, in sintesi, una politica di ampio respiro lontana dalla contingenza che non deve essere ostaggio né dalle emergenze e né di logiche corporative.
Ma le politiche non possono prescindere da una condivisione da parte delle regioni di strategie comuni. Ciò è necessario sia per le competenze assegnate dalla riforma costituzionale, quale la sanità e la pianificazione territoriale su tutto, sia per garantire efficacia alle decisioni di politica economica dello stato centrale.
Allora occorre una attenta programmazione da parte delle regioni sia sui fondi straordinari che su quelli ordinari e orientare le scelte in modo efficace. Da ciò la preoccupazione per le ultime scelte fatte dall’attuale maggioranza che non sembrano affrontare i nodi più importanti come la sanità, il dissesto idrogeologico e l’istruzione tra le altre, ma ancora si insiste su politiche di rappresentazione (an)estetizzante di una Calabria non vera. Capisco la ratio che accompagna le iniziative di promozione nel tentativo di innescare un percorso di attrazione del turismo ma, nello stesso tempo, immagino che alcuni nodi strutturali che riguardano il contesto in cui sia gli operatori economici ma, ancor di più, le popolazioni vivono debbano essere risolti con priorità assoluta.
Da troppo tempo abbiamo utilizzato male le risorse e non siamo riusciti a progettare il futuro rincorrendo gli eventi senza mai anticiparli.
Ma ormai “alea iacta est” e i fondi arriveranno e non possono trovarci impreparati ne possiamo solo aspettare le decisioni di chi governa ma occorre stimolare e obbligare a dare una direzione a tutto ciò con la presenza e le proposte frutto di una partecipazione attiva. Per questo come coordinamento Progetto Meridiano apriremo sin dalla ripresa a settembre una serie di incontri con lo scopo di sollecitare una azione coordinata di attenzione verso la politica e le scelte che questa dovrà affrontare. Una regione con un alto patrimonio naturale come la Calabria deve necessariamente abbracciare le scelte di una economia ecosostenibile e, grazie alla grande dotazione di università, orientare la ricerca verso l’innovazione ed il lavoro di qualità in tutti i settori produttivi e di servizio alle persone. Non è più tempo di deleghe in bianco e di sterili lamentazioni. Occorre agire.
Pietro Tarasi
Comitato Coordinamento
Progetto Meridiano